lunedì 18 aprile 2011

The Broken Tower: Paul Mariani parla del film e della collaborazione con James Franco

Il Boston College Chronicle pubblica una lunga intervista a Paul Mariani, autore della biografia The Broken Tower: The Life of Hart Crane, da cui è stato tratto l'omonimo film diretto da James Franco. L'articolo è molto interessante e se avete un pò di dimestichezza con l'inglese, ne consiglio la lettura completa (qui). Mariani parla diffusamente del suo libro, di Hart Crane, del film e della collaborazione con James Franco. In esclusiva per James Franco Italia ho tradotto le parti che testimoniano il sodalizio artistico tra i due.
 

Qual’è stata la sfida maggiore nell’adattare la sua biografia e rappresentare la vita di Hart Crane attraverso un film?
Come racchiudere così tanta energia e complessità umana in 100 minuti di film? […] James ha dato vita a 12 episodi legati tra loro - tematicamente e visivamente - da immagini simbolo come il ponte di Brooklyn, l’interno del Notre Dame di Parigi, i campanili messicani. Lo ha fatto mischiando linguaggi differenti: dall’incedere di una decantata “For the Marriage of Faustus and Helen”, al muggito di una mucca, allo scagliarsi delle onde su una spiaggia, fino all’ineluttabile silenzio che tutti noi prima o poi affronteremo. Vediamo un uomo in conflitto con se stesso e la sua famiglia rifugiarsi in una nuova “famiglia” composta da poeti altrettanto visionari come Whitman, Melville e Poe.

Le è piaciuto collaborare con James Franco?  
Dire che mi è piaciuto lavorare con lui è un eufemismo. Ho passato un’intera giornata con James e il suo collaboratore Vince Jolivette, nell’agosto del 2009; insieme siamo andati al Greenwich Village, Manhattan, Lower Broadway, abbiamo attraversato il ponte di Brooklyn, visitato la vecchia metropolitana, il Woolworth Building e molto altro, cercando di vedere New York da un’altra prospettiva. Considerate ciò che il poeta Robert Lowell ha detto una volta: che Hart Crane è in qualche modo riuscito a trasferire l’anima di New York nella sua opera più famosa, The Bridge. Incredibile come qualcuno che è cresciuto nell'East Side di New York nel 1940, abbia avuto questa profonda intuizione sull’opera di Crane. Dopo questo incontro, ci sono state poi una serie di domande da parte di James, sull’accento che poteva avere l’amante danese di Crane, Emile Opffer, su quel particolare cafè che Hart Crane ha visitato durante la sua permanenza a Parigi, sui posti che ha visitato quando è stato a Cuba, sull'Isola dei Pini e a Città del Messico, su fotografi contemporanei come Gorham Munson, Peggy Cowley e Alfred Stieglitz. 

Si intuisce la sua stima verso James Franco, ne vuole parlare?
Mi sono avvicinato al lavoro di James Franco con curiosità. Ho visto tutti i suoi film, da Giovani Aquile a Strafumati, passando per Spiderman. Ero al corrente della sua capacità di interpretare ruoli completamente differenti tra loro, ma quando ho visto L’urlo ho perso completamente la testa davanti alla sua capacità di riprodurre il tono della voce di Allen Ginsberg. Ne ero doppiamente affascinato dato che ho avuto più volte modo di parlare con il vero Ginsberg tra gli anni ’80 e ’90. Poi è arrivata la magnifica interpretazione di Aron Ralston in 127 Ore ed ho capito che è in ruoli come quello che James da il meglio di sè, entrando nell’anima di questi personaggi, un aspetto indispensabile per interpretare anche Hart Crane. […] E’ stata una fortuna lavorare con James e spero di collaborare ancora con lui in futuro, ora lo considero un vero amico ed è questa la cosa più importante di tutto.

 
Ha visto il film? Quali sono le sue impressioni?  
Ho visto due versioni del film e aspetto di vederne una nuova dopo che io e James abbiamo discusso di recente sulle modifiche da apportare. Le ho viste entrambe più volte e continuo a trovare sempre cose nuove che mi colpiscono. E’ in bianco e nero ed è diviso in 12 capitoli - anche se James preferisce chiamarli “viaggi” - che sono dei segmenti della vita di Crane, con James che legge lunghi estratti delle sue poesie, inclusa la prima della serie Voyages che si conclude con la frase “Il fondo del mare è crudele” e che accompagna la sequenza del suicidio, perfetto epitaffio per una vita finita troppo presto e tragicamente.

6 commenti:

  1. Un'intervista davvero molto interessante! Grazie.
    L'ho già detto che non vedo l'ora di vedere questo film? XD Più conosco nuovi dettagli e più sono curiosa di vederlo!

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  2. Amo la parte in cui dice che lo ha riempito di domande. La curiosità di James verso le cose è uno degli aspetti che me lo fa stimare di più. E che meraviglia dev'essere stata quella "gita" newyorkese alla ricerca delle location per il film!

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  3. Quoto, quoto e straquoto.
    Mariani nel dire che James da il meglio di sé nelle interpretazioni drammatiche ed introspettive.
    Chiara per quel non vedo l'ora di vederlo ed infine te, Sonny, perché anche a me ha colpito l'infinita curiosità e l'impegno continuo che James riesce a mettere in tutto ciò che fa!

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  4. Questo sito sta diventando uno dei miei preferiti!!! Grazie per questa intervista!! :*

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  5. Come mi fa sentire mediocre =.='
    Avrò mai la possibilità di vederlo?? Mi affiderò completamente al sacro web!

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  6. @Imagreenapple, e c'è chi la chiama presunzione...

    @Francy, ma grazie a te per il commento, fatti sentire più spesso se ti va :)

    @Ddoll, ahah don't be! E mi sa che saremo in molti; ormai confidare sulla distribuzione italiana ha poco senso, soprattutto poi per film come questo

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