sabato 26 ottobre 2013

LA RECENSIONE: As I Lay Dying



di Eva Edmondo

Basato sull'omonimo romanzo del 1930 di William Faulkner, As I Lay Dying racconta la storia della morte di Addie Bundren (Beth Grant) e del viaggio di suo marito Anse (Tim Blake Nelson) attraverso il Mississippi con i figli Cash (Jim Parrack), Darl (James Franco), Jewel (Logan Marshall-Green), Dewey Dell (Ahna O'Reilly) e Vardaman (Brady Permenter) per onorare il suo desiderio di essere sepolta a Jefferson, la sua città natale.

L'adattamento cinematografico di James Franco è solido, efficace e fedele, principalmente perché la sua estetica creativa rispecchia estremamente bene le tecniche letterarie utilizzate dallo scrittore americano. Difatti, l'ampio uso dello split screen può sembrare un po' disorientante all'inizio, ma diventa ben presto parte integrante del film poiché piega la temporalità e permette allo spettatore di sperimentare i molteplici punti di vista di diversi personaggi su uno stesso evento simultaneamente. In qualche modo, quindi, aggiunge anche un senso di profondità e una dimensione extra alla narrazione tendendone i confini.

Vi è anche un'incredibile vicinanza ai personaggi che viene trasmessa non solo dal ricorrente uso di primi piani arricchiti dalle eccellenti interpretazioni del cast, ma anche e soprattutto dai monologhi in voice-over alternato a direct-camera address. Quest'ultimo, indipendentemente da quanto possa sentirsi inaspettato e intimidatorio, dà libero accesso all'interiorità e alla psicologia dei singoli personaggi e crea una vera e propria connessione tra loro e lo spettatore, cosicché uno tiene veramente a loro e sente per loro seguendoli nella loro missione. É proprio questa sorta di tacita empatia che aggiunge un importante strato umano, tenero e commovente ad un mondo altrimenti prevalentemente scuro, triste e selvaggio che lascia tuttavia appena il giusto spazio per un po' di umorismo nero.


Il ritmo generale del film è lento, ma c'è qualcosa di stranamente lirico su di esso che lo fa scorrere piuttosto bene e lo mantiene coerente senza diventare troppo noioso considerando la sua serietà. Per di più, è interessante notare come le due o tre scene di maggiore azione siano in slow-motion, il che in un certo senso va contro le convenzioni generali ma allo stesso tempo aumenta la sensazione di suspense e fa letteralmente trattenere il fiato allo spettatore.

Ambizioso ma mai pretenzioso, As I Lay Dying è audace e supera gli ostacoli posti dal romanzo più che onoratamente con un approccio ingegnoso che, nonostante il materiale impegnativo, resta semplice e guida lo spettatore durante il tutto. Detto ciò, se James Franco è riuscito ad evocare la prosa notevolmente unica e complessa di Faulkner addirittura a qualcuno che non ha letto il libro nella sua totalità, deve proprio aver fatto un gran bel lavoro.


Based on the 1930 homonymous novel by William Faulkner, As I Lay Dying tells the story of the death of Addie Bundren (Beth Grant) and her husband Anse's (Tim Blake Nelson) journey across Mississippi with his children Cash (Jim Parrack), Darl (James Franco), Jewel (Logan Mashall-Green), Dewey Dell (Ahna O'Reilly) and Vardaman (Brady Permenter) to honour her wish to be buried in Jefferson, her hometown.

James Franco's cinematographic adaptation is solid, effective and faithful, mainly because its creative aesthetics mirror extremely well the literary techniques employed by the American author. As a matter of fact, the extensive use of the split screen may seem a little bit disorienting at first, but it soon becomes an integral part of the film as it bends temporality and allows the viewer to experience multiple points of view of different characters on a same event simultaneously. In a way, thus, it also adds a sense of depth and an extra dimension to the narrative in stretching its boundaries.

There is also an incredible proximity to the characters that is conveyed not only by the recurrent face close-ups enriched by the excellent performances delivered by the cast, but also and above all by the monologues in voice-over alternated with direct-camera address. The latter, no matter how unexpected and intimidating it might feel, gives free access to the interiority and psychology of the individual characters and creates a veritable connection between them and the viewer, so that one actually cares about and feels for them in following them in their quest. It is precisely this sort of unspoken empathy that adds an importantly human, tender and poignant layer to an otherwise predominantly dark, gloomy and savage world that nevertheless leaves just the right amount of space to some black humour.

The overall pace of the film is slow, but there is something curiously lyrical about it that makes it flow quite smoothly and maintains it coherent without becoming too boring considering its seriousness. In addition, it is interesting how the two or three scenes of major action are in slow-motion, which somehow goes against general conventions but at the same time increases the sense of suspense and makes the viewer literally hold his breath.

Ambitious but never pretentious, As I Lay Dying is daring and overcomes the obstacles posed by the novel more than honourably with an ingenious approach which, despite the challenging material, remains simple and guides the viewer throughout. Having said that, if James Franco managed to evoke Faulkner's notably unique and complex prose so distinctly even to someone who has not read the book in its entirety, he really must have done a hell of a good job.

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