sabato 2 novembre 2013

Don't Escape from Chris Burden and Mike Kelley



by Alien

Sono Alien, gente! Ormai conoscete le mie mosse. Stavo a New York, a vedere delle robe, fare delle robe e farmi una cultura. Mi capite, no? Mi interessano la pura arte e il puro cinema. Così mi va di parlare di tutta sta roba, se vi va bene.

Prima, fatemi dire di Escape from Tomorrow. Sta al cinema e On Demand, ma io l'ho comprato in dvd di contrabbando mentre mi stavano facendo le treccine ai capelli nel salone. Me l'hanno venduto insieme a dei calzini spaiati, a un pacco di noccioline al cioccolato e a due stecche di incenso. Il film è tutto su Disneyland. L'hanno girato là senza il permesso del Topo. Ma per non so quale motivo, la Disney non l'ha cancellato. Parla di un nonnetto cattivo che sta avendo una delle sue "crisi emotive".


Avevo capito che doveva essere una roba bella forte già dal trailer. Era in bianco e nero e c'erano tutti questi effetti pazzeschi con le fatine, gente impossessata, e la testa di un tizio che si trasforma nella palla da golf dell'Epcot Center. Poi ho visto il Topo nel parco che parlava con quella voce stridula e spaventosa, tipo "Gente, venite qui perché loro vogliono sentirsi al sicuro!" Quella merda mi ha messo la pelle d'oca. Quando ho sentito parlare di questa roba, pensavo che doveva essere uno di quei film indipendenti grezzi e intimisti, ma quel trailer era più artistico di un figlio di puttana. Mi sono venuti gli incubi dopo quel trailer. Sono un gangster, porco Dio, e ho dormito con la luce accesa e stronzate del genere. Stavo male, pensavo che mi avevano rovinato Disneyland per sempre, e sapete, io la amo quella fanciulla, Minnie, la Topa.

Stavo al Sundance a gennaio, quando fecero la première di 'sta roba. Non l'ho visto là il film, ma ci incontrai il Grande Capo della Disney al Festival. Dissi, "Ma che cazzo ci fai tu qua?" E lui fece, "Oh, sto solo vedendo di comprarmi qualche film." E io penso, Ma questo non è uno di quei figli di puttana che sta dietro a The Lone Ranger e The Avengers? Che ci fa in un piccolo festival indipendente? Solo dopo aver parlato con lo scemo, mi sono reso conto che stava dando una controllata a quel film perché era in anteprima e stronzate varie. Stavano pure pensando di bloccare il film prima dell'uscita, ma non l'hanno fatto. Non è che avrebbe fatto molta differenza per me, tanto io i film so comunque come procurarmeli col contrabbando.

La cosa triste è che la parte migliore di Escape è la trovata di intrufolarsi nel parco, stile Banksy, e riuscire a filmare tutto. E gli do anche un sacco di punti per come l'hanno messo su, perché è proprio figo da vedere. Ma tutto il panico che dà il trailer è sostituito da una cazzo di trama su un idiota di paparino che non riesce nemmeno a farsi dare un bacio da sua moglie durante "It's a Small World". Io ci avrei marciato su questa idea, ma non c'entrava molto con tutta quella merda sovversiva che avevano promesso nel trailer.

Ho incontrato il regista a New York e gli ho chiesto perché la Disney non ha boicottato questa roba. Lui ha detto che probabilmente non volevano dargli ancora più attenzione. Merda.

Bhè, io credo che ne devono fare un altro e usare tutte le inquadrature bellissime che hanno fatto sulle giostre e non preoccuparsi troppo della storia dell'idiota o della febbre da gatto, che cazzo significa poi, non lo so.

La seconda cosa che volevo raccontarvi è un po' di vera arte artistica. Ora tutti gli artisti di Los Angeles stanno invadendo i musei di New York. Mike Kelley sta al PS1 e Chris Burden al New Museum.

La mostra di Mike Kelley è infinita. C'ha animali impagliati, quadri coperti di parole e di filosofia, dannate sculture fatte di detriti dei fiumi di Detroit e miniature di città tipo quella di Superman ficcate dentro dei barattoli. Messe tutte insieme, sembrano alcune delle robe più estreme della sua famosa mostra alla Gagosian di un po' di tempo fa.

Certo, Mike è andato. Morto. Per quanto ne so, stava pianificando di fare questa mostra prima di morire, ma ora che se n'è andato, è più una retrospettiva di uno dei più grandi artisti degli ultimi trent'anni. Ditemi voi il nome di un altro giovane artistoide figlio di puttana che non è stato influenzato da Mike Kelley.

E' stato l'artista della giovinezza e dei nostri tempi. E' stato l'artista della religione, della cultura pop, della performance, dell'identità e di tutte queste cose meravigliose. So che non si sentiva molto amato a New York
—tanti artisti di Los Angeles lo dicono—quindi è fantastico vedere tutta questa merda bellissima al PS1 del MoMA.

A Manhattan, Chris Burden sta al New Museum. Guardate su e trovate la sua barca arentata fuori dal dannato edificio. Chris lo conoscono tutti nel mondo dell'arte per le sue performance imbattibili negli anni 70: si fece sparare ad un braccio col fucile (Shoot), provò a sniffare l'acqua fino a svenire, sparò con la pistola in un aereo di linea, si fece crocefiggere su un Maggiolino della Volks Wagen (Trans-fixed), strisciò nudo su pezzi di vetro rotto (Through the Night Softly) e poi comprò uno spazio televisivo locale per far vedere i suoi video agli spettatori che non se l'aspettavano proprio.

La mostra del New Museum è più sul suo lavoro più recente di sculture e installazioni. La maggior parte riguarda il potere e la violenza, l’uomo contro l'uomo, e l'uomo contro se stesso. E' un esame su come viviamo l'uno con l'altro. Tale of Two Cities è un plastico gigantesco di una grande città che attacca una piccola città usando giocattoli, modelli e stronzate varie. C'ha cannoni, ponti e una cosa che guarda a tutti i sottomarini americani mai costruiti. Ma più di tutti, Chris è la combinazione perfetta del concetto e della forza del maschio. Cioè, mette insieme con facilità fisicità e idee. Nessuno è mai arrivato alla sua intensità. Prendete Shoot, un atto di un momento, ma incredibilmente spaventoso. Lui che viene sparato ad un braccio. Ha sconvolto il mondo dell'arte negli anni '70 e la gente ancora ne parla.

© VICE, traduzione italiana Chiara Fasano

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