venerdì 17 gennaio 2014

The Wolves of Hollywood



di James Franco

Ecco, più o meno, come immagino sia andata la genesi di The Wolf of Wall Street:

Marty e Leo volevano di nuovo lavorare insieme, ovviamente; insieme hanno una bella lista di successi alle spalle, da Gangs of New York in poi. Quando cominciò, la loro relazione si rivelò subito vantaggiosa per entrambi, pur giungendo i due da direzioni diverse: erano entrambi dei talenti, ma all'epoca Scorsese era il decano del thriller ormai ignorato dalla critica e dotto di storia del cinema, mentre Leo era l'ex beniamino della critica, la cui intera identità era stata eclissata dalla sua fama mondiale pari a quella dei Beatles dei tempi d'oro. Scorsese potè realizzare il suo film dei sogni progettato per decenni e Leo essere diretto dal suo eroe. Gangs of New York non è la migliore delle loro collaborazioni, ma almeno li ha fatti incontrare e poi i loro film successivi sarebbero stati migliori e il loro successo avrebbe raggiunto l'apice con il trionfo a lunga scadenza che è stato The Departed. Giunti a The Wolf of Wall Street, sono sicuro che fossero in sincronia come i gemelli ATL, quanto al modo di lavorare e al tipo di materiale che volevano esplorare.

Quindi, se Gangs non è stato il loro film migliore, almeno li ha portati a The Departed, che ha vinto diversi Oscar, incluso quello per la miglior regia. (Commento a parte: sarà stato il suo cameo in Taxi Driver in cui faceva quel discorso su "cosa farebbe un colpo di pistola .44magnum alla fica di una donna" ad avergli impedito di vincere l'Oscar prima dei 67 anni?) E sono piuttosto convinto che la promessa di una rinnovata collaborazione gli ha permesso di ottenere i finanziamenti. Un budget a otto zeri, perché si trattava di Leo e Marty e i loro film hanno successo sia di critica sia di pubblico, quindi se per caso hai soldi da spendere per un titolo in borsa o per il petrolio o per i computer o per qualsiasi altra cosa, non vorresti anche una fetta di questa torta? Quindi, i quattrini li hanno avuti e hanno potuto fare quello che diavolo volevano perché denaro è indipendenza e fanculo, sono Leo e Marty e chi diamine può dire "no" a loro? Questa coppia vince Golden Globes come se piovesse e i loro drammi dark e virili sono visti dallo stesso numero di persone che va al cinema a vedere tizi in calzamaglia con S giganti o pipistrelli sul petto. Se vogliono mostrare Leo che sniffa cocaina sul culo di una ragazza senza volto, cazzo, lo fanno; se vogliono ritrarlo sotto l'effetto di Quaalude in una scena lunga dieci minuti (la parte migliore del film, fa morire dal ridere), cazzo se lo fanno; e se vogliono che delle fecce della società rimangano impunite... CAZZO, QUESTA È LA VITA VERA!

A partire dal libro, scritto dal Lupo in persona, Jordan Belfour, Leo e Marty (è importante sottolineare che questa volta entrambi sono accreditati come produttori) criticano Wall Street e la cultura dell'avidità. Sguazzano nel capitalismo più sfrenato e, come ha fatto Spring Breakers prima di loro, mostrano quanto grottesco possa essere il Sogno Americano quando se ne fa un uso sbagliato. E, di nuovo, come in Spring Breakers, si sono tutti divertiti un sacco a farlo. E con "tutti" intendo sia i personaggi del film, sia chi ha lavorato al film.

Posso immaginare le conversazioni e i meeting in fase di pre-produzione. Martin e Leo sono entrambi liberali, quindi possono essersi detti, Mostriamo quanto brutta possa diventare la vita di quell'un per cento di popolazioneun feroce ritratto di un mucchio di stronzi che, irresponsabilmente e senza rimorsi, rubano soldi a chi lavora sodo. E poi facciamo vedere come lo spendono quel denaro: in droga, donne e gioco. I nostri eroi sono i nostri cattivi, proprio come nella vita reale. Non ci sono vincitori, ma solo tiranni… vuoi davvero essere un tiranno? Ok, e sia, ma dobbiamo spingerci più in là, molto più in là; dobbiamo mostrare ogni singola esagerazione.

E' per questa decisione maturata in questa linea di pensiero che è una storia davvero moderna, una storia in cui stranamente amiamo e odiamo i personaggi allo stesso tempo. Di nuovo, proprio come nella vita reale. Li amiamo perché sono interpretati da Leo e Jonah Hill, in stato di grazia e divertenti come non lo sono mai stati. Sembrano ragazzi simpatici da frequentare, indipendentemente dai vari misfatti in cui sono coinvolti, come DeNiro e Joe Pesci in Toro Scatenato, Quei Bravi Ragazzi e Casinò prima di loro. E proprio come in quei film, otteniamo lo Yin e lo Yang degli universi più riusciti di Scorseseanche se in questo caso abbiamo più lo Yang e lo Yang, visto che i ragazzi interpretano solo leggere, anche se ben distinte variazioni della stessa specie di canaglie.

E poi c'è un'altra ragione per cui li amiamo: il pubblico si riconosce nella storia, come una grandiosa fantasticheria che può a malapena sognare: perché, alla fine, questi personaggi, anche se non rispettano le regole, vincono. E il pubblico ama i vincenti, anche se sono brutte persone, perché gli viene offerta una scusa per giustificare i propri comportamenti senza dover confidare in qualcun altro. E' uno dei sommi tratti della cultura americana. Da qui Werner Herzog definì Los Angeles il paradigma della città "americana", che non ha tratto alcuna influenza dalla cultura o dall'estetica europee. Pensate a L'Ebreo di Malta, American Psycho, Il Padrino, Scarface, Meridiano di Sangue, Toro Scatenato, Taxi Driver, o Quei Bravi Ragazzi. Film ad alta tensione e in molti di questi, la tensione è fortissima e progressiva e si allenta solo nel giro di poche, densissime scene. Per quanto ci piacciono questi personaggi e per quanto vogliamo seguirli lungo la strada, il loro contesto è sempre troppo vicino a casa. Scorsese racconta i cattivi della vita reale, e i cattivi della vita reale hanno una famiglia, pestano la cacca del loro cane, mangiano la pasta e non fanno niente di diverso da quello che fate anche voi.

Quando un film critica la cupidigia del capitalismo attraverso il filtro della mafia (Il Padrino, Quei Bravi Ragazzi), è molto più facile essere sulla stessa linea d'onda dei personaggi, perché non appartengono al nostro mondo reale, o comunque sono estremizzati. Nel caso di The Wolf of Wall Street, questi cattiviquesti "ragazzi"sono quelli che ci hanno portato alla Grande Recessione. E i suoi effetti hanno toccato tutti quanti, o almeno qualcuno che conosciamo.

Tornando alle domande iniziali a cui hanno dovuto trovare una risposta, la questione principale era capire come far finire il film: Dovremmo punire i Lupi per tutto il denaro rubato agli altri e per come lo hanno vergognosamente sprecato? O la devono fare franca, come è realmente successo al protagonista, per allargare la nostra critica ad un sistema che risparmia una feccia del genere anche quando il male che fa è così clamoroso?

Hanno seguito la seconda strada, strada che ti lascia con una strana sensazione alla fine del film, che, sono sicuro, è intenzionale. Guardiamo il quadro generale e vediamo che, ovviamente, Scorsese e DiCaprio hanno ironicamente chiuso il film in quel modo, ma ti rimane in bocca quel sapore amaro della delusione, principalmente perché non traspare nessun nessun castigo emotivo attraverso i destini dei personaggi. Non dico che l'avrei voluto o che me lo sarei aspettato, sto solo dicendo che sono consapevole della mancanza di emozioni nei confronti dei protagonisti e del fatto che non sappiamo cosa li avrebbe aspettati alla fine della strada.

© VICE, traduzione italiana Chiara Fasano

Nessun commento:

Posta un commento